Erano tre anni che lavoravo con quella importante azienda italiana di telecomunicazioni e avevo già partecipato alla realizzazione di grandi sistemi di telecomunicazioni in ponti radio sia in Italia che all'estero. Avevo girato tutta l'Italia da nord a sud isole comprese per realizzare sistemi per la RAI, L'Azienda dei telefoni di Stato, la SNAM ecc. Ero stato cinque mesi in Yugoslavia tra Macedonia e Slovenia. Avevo lavorato, avevo conosciuto tante persone di lingua e cultura diverse, avevo visitato località bellissime e piene di fascino e mi ero divertito moltissimo. In quei tre anni avevo capito che quella era la mia vita e quello era il mio lavoro, un lavoro che mi permetteva di viaggiare e di conoscere mondi che altrimenti non avrei mai avuto modo di conoscere. Certo aveva i suoi risvolti negativi, ad esempio lasciare sempre a casa la mia giovane e bellissima fidanzata; ogni volta che dovevo partire mi piangeva il cuore lasciarla. Quando ero in Italia, i fine settimana tornavo a casa da qualsiasi località per stare con lei. Quando ero all'estero questo non era ovviamente possibile. Per contratto i periodi minimi di permanenza continua erano di quattro mesi nei paesi Europei e sei mesi in quelli extra Europei. La lontananza era difficile e a volte poteva anche capitare che i ricordi si sfuocassero un po'.
Fu per questo che in quel settembre dei 1975 al rientro dalle ferie, quando mi proposero di partire per il Sud Africa con una permanenza di 8 mesi minimo con partenza a gennaio, la prima cosa che feci fu di chiamare la mia fidanzata e di proporgli di sposarci.
Ci sposammo a dicembre dello stesso anno. La partenza per il Sud Africa fu rinviata di alcuni mesi e, nel frattempo, girammo per lavoro tutto il sud Italia e la Sardegna.
A Settembre del 1976, dopo aver ottenuto il visto di residenza per lavoro e fatto le necessarie vaccinazioni, partimmo per Johannesburg.
Da Milano Linate ci recammo a Parigi aeroporto Charles De Gaulle, dove prendemmo un volo UTA diretto in Sud Africa. Dopo circa 10 ore di volo il DC10 della UTA atterrò all'aeroporto Jan Smuts di Johannesburg. Oggi questo aeroporto non ha più questo nome in quanto è stato cambiato in O.R. Tambo international airport.
L'aeroporto era molto grande, moderno ordinato e pulitissimo. Nulla faceva pensare che fossimo in Africa o perlomeno all'immagine che noi abbiamo dell'Africa. Infatti fu subito evidente che il Sud Africa, da un punto di vista organizzativo, della pulizia, dell'ordine, assomigliava più ad un paese europeo, anzi agli USA, che ad un paese africano. Solo la presenza di tanti neri ti ricordava di essere in Africa.
La giornata era bellisssima, piena di sole, calda e senza umidità. Era settembre, quindi nell'emisfero Australe era l'inizio della primavera. In più Johannesburg si trova a 1800 mt. slm e a circa 27° di latitudine sud, quindi circa 3° di latitudine sotto il Tropico del Capricorno. Il clima è quindi di tipo tropicale con il vantaggio dell'altitudine che lo rende asciutto.
Ad accoglierci trovammo un'auto dell'azienda che ci accompagnò in città distante circa 20 km. dall'aeroporto. Lungo il percorso incontrammo una moltitudine di operai neri addetti alla manutenzione delle strade, degli spazi verdi, dell'illuminazione pubblica; tutto era perfetto. La campagna era abbastanza arida e la vegetazione tipica della savana africana. Ad un certo punto iniziò a scorgersi la città che man mano che ci avvicinavamo mostrava sempre di più il suo splendore di metropoli moderna. La sua skyline era tipica di una città nordamericana, piena di grattacieli; in tutto e per tutto una piccola New York. Intorno alla città si incrociavano strade larghe e modernissime, sulle quali scorrevano file di auto che tenevano la mano sinistra. E già, in Sud Africa, paese ex colonia inglese, si guida a sinistra. Dovevo abituarmi a quel tipo di guida. In città il traffico era notevole, ma ordinato e scorrevole; si capì subito che tutti rispettavano le regole del codice della strada e ciò significava che la polizia era molto rigida. In quel momento non lo sapevo, ma dopo qualche settimana me ne sarei reso conto personalmente.
L'autista ci accompagnò al nostro albergo in centro e finalmente potemmo iniziare il nostro primo giorno in Africa con una bella doccia e un po' di riposo dopo un viaggio tanto lungo. Riposammo solo un po' però perchè la curiosità di cominciare a guardarci intorno era talmente grande che dopo poco più di un'ora eravamo in strada iniziando a scoprire la città.
domenica 2 maggio 2010
SUD AFRICA - Un lontano mondo da scoprire
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